Storia di Villa Lante

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L’impresa di Turini

In una lettera del 1514 Baldassarre Turini, datario di Papa Leone X, si lamentava dell’insopportabile afa che attanagliava Roma d’estate e della mancanza di luoghi freschi in cui rifugiarsi. Decise così di acquistare un paio di ettari al Gianicolo, allora ricoperto da giardini e vigneti, e di costruire una villa.

Evidentemente i lavori erano già in corso nel 1519, visto che quell’anno Raffaello, che sarebbe morto un anno dopo, riferì a Baldassarre Castiglione di una “villa del datario”. L’architetto era l’appena ventenne Giulio Romano, allievo prediletto di Raffaello, mentre delle decorazioni pittoriche si occupavano altri artisti della bottega del maestro. Poiché sappiamo che Papa Clemente VII fu ospitato nella villa a gennaio del 1525, possiamo affermare che per quella data quanto meno la parte essenziale della residenza, completa del suo corredo pittorico, era pronta.

Secondo Christoph L. Frommel, Giulio Romano volle progettare una sorta di opera d’arte totale di stampo classico secondo i principi raffaelliani: tutti gli ambienti dovevano relazionarsi tra loro e comporre un’opera nella quale architettura, scultura e pittura fossero parte di un unico disegno.

Anni dopo Turini ampliò i suoi possedimenti terrieri al Gianicolo acquistando altri vigneti nel lato occidentale e in quello settentrionale del colle. Pur disponendo di scarse informazioni, si può ipotizzare che la villa fosse destinata a luogo di meditazione e di riunioni letterarie per il datario e i suoi amici – funzionari della corte apostolica, scienziati e artisti.    

Il graffito del Salone
Il graffito del Salone

A dì 6 de magio 1527 fo la presa di Roma. Questa iscrizione conservata sulle mura del salone potrebbe indicare che la villa abbia subito danni durante il Sacco di Roma del 1527. Su una parete della loggia, invece, campeggia un’altra data: 1531, che potrebbe indicare l’anno in cui terminarono i lavori di costruzione della villa.

Nel 1548, dopo la morte di Turini, suo nipote Julio affittò la residenza al cardinale Georges d’Armagnac, diplomatico francese imparentato con la casa reale di Francia. Nel 1551 la villa e i suoi terreni divennero proprietà della famiglia Lante.

Nel 1817 la famiglia Lante, avendo perso gran parte dei suoi beni a causa di un dissesto finanziario, cedette Villa Lante al principe Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte. I nuovi proprietari non devono aver avuto grande interesse per la villa, che cedettero dopo appena vent’anni, nel 1837, a Madeleine Sophie Barat, fondatrice della Congregazione delle suore del Sacro Cuore di Gesù.

Nella transazione non erano inclusi gli affreschi del salone, che furono staccati dal soffitto e oggi si trovano a Palazzo Zuccari, sede della Bibliotheca Hertziana. La villa diventò convento del noviziato della Congregazione, e Madeleine Barat fece nascondere sotto uno strato di pittura gli affreschi delle stanze laterali che riteneva indecenti.

Quando la villa non servì più, la Congregazione la cedette in fitto. Nel 1887 il famoso archeologo tedesco Wolfgang Helbig vi si trasferì per dedicarsi alla ricerca e al ruolo di mediatore per i musei interessati all’acquisizione di reperti e opere d’arte. Grazie all’archeologo e alla moglie Nadine Šahovskaja, principessa russa e pianista, Villa Lante diventò un apprezzato salotto culturale, frequentato da scrittori, artisti, musicisti e archeologi non meno che da nobili e reali.

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Madam Helbig con i suoi amici

Il figlio di Wolfgang Helbig, Demetrio, chimico e generale dell’aeronautica militare italiana, acquistò infine la villa nel 1909. Dopo il secondo conflitto mondiale, nel 1946, il generale affittò i piani superiori all’incaricato d’affari di Finlandia presso la Santa Sede, Göran Stenius. Qualche anno dopo Stenius riferì alla Fondazione Institutum Romanum Finlandiae che il vecchio generale era disposto a cedere la proprietà ai finlandesi a condizioni molto vantaggiose. Fu così che nel 1950, grazie al sostegno finanziario di Amos Anderson, lo Stato finlandese acquistò Villa Lante, che restava nella disponibilità esclusiva della Fondazione istituita dallo stesso Anderson, l’Institutum Romanum Finlandiae.

Dopo l’acquisto, la villa fu restaurata da Adriano Prandi (1950–1953), Paolo Marconi (1972, 1980) e Tancredi Carunchio (1998–1999). Nel corso dei lavori, e in particolare negli anni 1974–1975 e 1998–1999, sono stati restaurati anche gli affreschi e gli stucchi. Villa Lante ha suscitato interesse tra gli storici dell’arte: il professor Henrik Lilius ha pubblicato nel 1981 una monografia sulla sua architettura e le sue decorazioni pittoriche, e particolare menzione merita lo studio del professor Christoph L. Frommel, direttore della Bibliotheca Hertziana. Del 2004 è il volume a cura di Tancredi Carunchio e Simo Örmä sulla storia della villa dal tempo di Turini fino all’epoca degli Helbig.

Letteratura su Villa Lante e la sua storia

  • Henrik Lilius (1981): Villa Lante Al Gianicolo. L’architettura e la decorazione pittorica. Vols. 1–2. Acta Instituti Romani Finlandiae X.
  • Eva Margareta Steinby (a cura di) (1996): Ianiculum – Gianicolo. Storia, topografia, monumenti e leggende del Gianicolo dall’antichità fino al rinascimento. Acta Instituti Romani Finlandiae XVI.
  • Simo Örmä & Kaj Sandberg (a cura di) (2011): Wolfgang Helbig e la scienza dell’antichità del suo tempo. Atti del Convegno Internazionale in occasione del 170 compleanno di Wolfgang Helbig. Acta Instituti Romani Finlandiae XXXVII.
  • Tancredi Carunchio & Simo Örmä (a cura di). (2004): Villa Lante al Gianicolo: storia della fabbrica e cronaca degli abitatori.